di Maria Pepe
Piccolo e colorato nella sua copertina d’ acquerello “Ci vediamo in Agosto”, edito da Mondadori, ultimo saluto di Gabriel Garcia Marquez emoziona ancor prima d’aprirlo.
Nella sua fisicità, un’intensità emotiva che invade, oltrepassa e spinge, come davanti ad un altare, a sfogliarlo e leggerlo con devozione.
Poche pagine, l’inconfondibile graffio di Gabo.
Non è “Cent’anni di solitudine”. Non è “L’amore al tempo del colera”, ma è il tempo dello strappo, quello di Ana Magdalena. Ritratto perfetto di donna, dalla vita media e agiata con al centro un matrimonio affiatato e felice, suo unico amore. Una vita ciclica che troverà, la messa in discussione e la conseguente ripartenza. In un rito annuale, ogni 16 di agosto la visita in un’ isola caraibica sulla tomba della madre. “In quell’unico luogo solitario dove non poteva sentirsi sola”. Un’ emancipazione femminile che giunge e raggiunge la protagonista intorno ai 50 anni e che passa per occasionali incontri di una notte, ogni anno, con un uomo diverso. Ogni uomo sarà per Ana la finestra su un aspetto di sé.
“Ci vediamo in agosto” è un libro malinconico e dolcemente nostalgico che riavvolge il nastro senza l’ amaro della rassegnazione, ma con la luminosità del risanamento. Un libro che esplora il femmineo e ne afferma il diritto consolidando l’uguaglianza attraverso la differenza.
Emotivo e magico.
Sì e ancora sì.