Prendi una sera di luna piena a Villa Cimbrone e unisci tre chef stellari. Sì, stellari. Non è un errore di battitura. E viene fuori la ricetta perfetta per “Omaggio a Ravello”. L’evento si è svolto domenica scorsa nell’incantevole scenario del complesso della famiglia Vuilleumier, maestra d’accoglienza.
3 amici e 6 mani per un percorso dove ognuno ha celebrato il luogo.
Ai fornelli: Lorenzo Montoro, chef residente del ristorante “Il flauto di Pan” (1 stella Michelin); Anthony Genovese, chef patron del ristorante “Il Pagliaccio” (2 stelle Michelin, Roma); Pino Lavarra, chef conosciuto in tutto il mondo, nel 2014, autore della seconda stella del “Rossellinis”, il ristorante di Palazzo Sasso.
Un evento diverso perché nato dal sentimento. E la particolarità si è percepita subito. Appena varcato il portone d’ingresso, l’incanto ha conquistato gli occhi e rapito l’anima. Musica di sottofondo all’imbrunire, armonia di luci, l’affetto di chi ha deciso di esserci, senza se e senza ma. E che dire dei tre fuoriclasse? Prima di raggiungere la cripta, hanno omaggiato amici e istituzioni, nel loggiato gotico, luogo dell’aperitivo.
E così tra un bicchiere di champagne Ruinart e uno del cocktail Around the garden, sono sfilati i finger food (alalunga e capperi; formaggio di capra e caviale; gambero e provola; uovo di quaglia e tartufo bianco; battuta di manzo, nocciole e pecorino; soffice di patate, porcini e tartufo di Colliano).
Una menzione a parte per il cocktail che evoca la passeggiata tra i giardini di Villa Cimbrone. Merito della sapiente miscelazione degli ingredienti: Gin Ginnarì al limone della costa d’Amalfi; succo di limone; sciroppo di zucchero alla lavanda e soda alla mela limpida homemade e verbena.
Arrivati nella cripta, alla luce di suggestive fiaccole,
è cominciata la cena,
accompagnata da una selezione di vini di Feudi di San Gregorio.
Affettuose e sincere le parole introduttive di Giorgio Vuilleumier rivolte ai commensali e ai tre chef che si sono impegnati tantissimo per individuare la data giusta.
E così sfilano gli antipasti, entrambi preparati da Lorenzo Montoro, lo chef che gioca in casa.
Si comincia con “Verde Pompeiano”, un’insalata con l’armonia cromatica di un quadro d’autore che all’assaggio ti trasporta in un’altra dimensione. In abbinamento Serrocielo, Falanghina del Sannio Doc 2022.
La “Ricciola, olive, spinaci di montagna e ‘nduja” conferma la visione di questo chef che si avvicina agli ingredienti con delicatezza rifuggendo eccessi inutili, ma puntando sempre a sapori freschi e leggeri.
In abbinamento Pietracalda, Fiano di Avellino Docg 2021.
Si passa ai primi. Comincia Anthony Genovese con “Colori, le fettuccine in due sapori”,
un piatto che al palato rivela tutta la sua forza e amplifica la visione internazionale dello chef patron del ristorante “Il Pagliaccio”. In abbinamento birra scura “Parthenope” del Birrificio Sorrento.
“Risone, cavolfiore e tartufo bianco” è il primo scelto da Pino Lavarra, lo chef che ha varcato da anni i confini contentali raccogliendo riconoscimento su riconoscimento.
La sua creazione è davvero testimone della sua sapienza gastronomica. Non è da tutti pensare di unire cavolfiore e tartufo bianco con vino Porto. Sono esprimenti che riescono solo ai maestri. In abbinamento Goleto, Greco di Tufo Doc 2017, Tenute Capaldo.
E arriva il secondo, il piatto forte di Genovese: “Anatra, mole, cioccolato e girasole”,
un omaggio al Messico, uno dei luoghi del cuore dello chef. In abbinamento Gulielmus, Taurasi Riserva Docg 2015, Tenute Capaldo.
Piacevole sorpresa fuori menu il predessert al mandarino e mandorle di consistenza cremosa con crumble, opera delle pasticciere della brigata di casa.
Dulcis in fundo, “Caffè cremoso affogato” di Lavarra servito in coppa con il caffè che viene aggiunto direttamente dalla moka.
Spettacolo per gli occhi e per il palato. In abbinamento Privilegio, Irpinia Fiano Passito Doc 2021.
Come se non bastasse, arrivano le coccole finali.
Armagnac Dartigalounge Hors D’Age
servito con pezzettoni di cioccolato fondente e la piccola pasticceria,
degna conclusione di un grande evento tra spiriti eletti che credono nei territori, nella cucina e nell’accoglienza.