Antonio Ferrara, quindici anni, è un alunno del secondo anno dell’Istituto alberghiero “Raffaele Viviani” di Agerola. Figlio di Giuseppe che, con il fratello Pasquale, da anni, è il titolare del suggestivo stabilimento balneare, bar, ristorante, pizzeria “Capo di Conca” a Conca Dei Marini.
Antonio, mio alunno, ha scritto un’interessante riflessione personale sulla Festa dei Lavoratori al tempo della pandemia. Vale la pena di leggerla perché esamina il problema dal punto di vista dei lavoratori del settore turistico-balneare.

1° Maggio – Festa del Lavoro
Art. 1 della Costituzione Italiana: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».
Quando fu scritto questo articolo della Costituzione, nel 1947, dopo la seconda guerra mondiale, non ci si poteva mai immaginare che si arrivasse alla situazione del 1° maggio 2020.
L’Italia è stata colpita dalla pandemia Coronavirus o Covid19 e, da mesi ormai, ognuno deve fare i conti con questa triste realtà in vari settori: primo tra tutti, il lavoro.
In questo periodo, il lavoro è stato “vietato”, “sospeso” e, purtroppo, “negato”. Ho fatto questa mia riflessione ed ora spiego cosa intendo.
Vietato: i titolari di attività commerciali (di ogni genere) hanno dovuto abbassare le saracinesche e chiudere. Questi, forse, non sono nelle condizioni peggiori. Certo, non guadagneranno, ma avranno pur sempre un lavoro quando il virus passerà. Nel frattempo, però, a loro è stato vietato di lavorare.
Sospeso: è una conseguenza del lavoro vietato. Tutti i dipendenti delle attività commerciali di ogni genere sono stati sospesi dal lavoro e messi in cassa integrazione perché titolari di un contratto di lavoro. Ciò significa che, pur non lavorando, percepiscono un minimo di salario che consente loro di poter andare avanti, forse! Questa categoria sta peggio della prima, ma può sperare di ritornare a lavorare quando le attività riprenderanno.
Negato: tutti i lavoratori cosiddetti stagionali che attendevano la riapertura degli stabilimenti balneari, degli alberghi, dei ristoranti in vista della stagione estiva sono rimasti “a spasso”. Ancora oggi non è chiara la situazione: lo vedo dalla mia esperienza, figlio di un titolare di stabilimento balneare. La legge non ci ha ancora detto se possiamo aprire e, se ce lo dirà, sicuramente si dovranno rispettare tante regole che non consentiranno più l’afflusso di gente degli scorsi anni.
Ciò significa che, mentre negli anni precedenti, mio padre aveva già otto-dieci persone assicurate a lavorare con lui per la preparazione e la sistemazione di tutto, quest’anno ne ha uno solo e… chissà! La stessa cosa vale per tutti quelli del settore. Quindi, a tutte queste persone, il lavoro è stato negato ed è quella categoria che sta peggio di tutti perché non intravede un futuro migliore. Anche se si riprenderà a lavorare, saranno sicuramente meno le persone assunte e per meno tempo.

E’ stato davvero triste questo 1° maggio ma, anche negli anni passati, c’è stato chi non ha potuto festeggiare questo giorno perché purtroppo tante persone non hanno il lavoro.