Saranno gli anni che passano, ma l’altro giorno mi sono emozionata. Venerdì scorso, Giuseppe Pagano è salito in cattedra. Il mio amico, premiato all’ultima edizione di “Ritratti di Territorio” perché sempre pronto a sostenere le realtà locali, wine maker dell’Azienda Vinicola Santacosta ha portato la propria testimonianza al corso in “Wine business” organizzato presso l’Università degli Studi di Salerno, diretto dal prof Giuseppe Festa.
Insieme all’enologo Sergio Romano, l’anima dell’azienda, nell’aula congressi dell’Osservatorio dell’Appennino Meridionale, ha illustrato tecniche, metodologie, scelte e distribuzione dei loro vini. Il ciclo di formazione dedicato all’enologia è organizzato dalla Scuola Europea Sommelier.
A Francesco Continisio, delegato nazionale, il compito di traghettare i discenti alla degustazione dei vini protagonisti.
Presente, inoltre, la rappresentante salernitana, Maria Manuela Russo, sempre impegnata su più fronti per la promozione delle tipicità locale; Luca Martuscelli vicepresidente associazione UniSapori; Angelo Zarra, anima e ideatore del Paestum Wine Festival.
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Non c’è vino senza emozione. È quanto evidenziato da Giuseppe Pagano per spiegare il marchio “Don Andrea 36 05”. Un’etichetta nata per celebrare l’amore di una famiglia di produttori di vino giunta già alla quarta generazione. Infatti, 36 sta per 1936, l’anno di nascita del capofamiglia Andrea; 05, invece, sta per 2005, l’anno di nascita della secondogenita di Giuseppe, Andrea, in onore del nonno.
Storie come queste confermano ciò che è stato più volte affermato da questo blog. Le aziende che funzionano, continuano e innovano sono quelle che, al di là del successo, partono da solide radici come quelle della solidità degli affetti familiari.