Oggi vi racconto di una giornata bellissima. È passato un po’ di tempo, ma il ricordo è rimasto indelebile. Il 21 aprile scorso rimarrà il giorno di un affascinante tour nel Cilento. Dopo anni di promesse mancate, sono finalmente riuscita ad andare a trovare Davide Mea, un ragazzo che avevo apprezzato solo in eventi fuori dal suo locale. Così, dopo quasi due anni dall’invito, sono giunta a Marina di Camerota in un clima che sapeva di estate.
Il paese brulica per l’arrivo dei primi turisti. Davide a ora di pranzo è lì nella sua “Taverna del Mozzo”.
C’è un viavai di clienti tra i tavoli interni e quelli affacciati sul mare. I cilentani sono noti per l’accoglienza. Io, per entrare per la prima volta in casa di Davide, porto con me un po’ di Agro Nocerino-Sarnese: sfogliatelle ricce e lisce del mio amico, il maestro pasticciere Alfonso Pepe.
Davide fa gli onori di casa e ritorna al suo quartier generale: la cucina. Dal vetro traspare il suo impegno, la cura per ogni ingredienti, la rifinitura per ogni piatto che deve uscire nel modo migliore possibile.
“La Taverna del Mozzo” è un posto familiare e gradevole. Ogni particolare d’arredo rimanda al mare e ai suoi rituali. Questo ragazzo, figlio d’arte, è un ambasciatore del fermento locale sempre alla ricerca del prodotto giusto, incontaminato ed etico.
Ha un debole infatti per Adolfo Valiante (http://www.ritrattiditerritorio.it/2018/04/22/cicco-buono-ovvero-la-storia-adolfo-valiante-mastro-casaro-alleva-gli-animali-al-pascolo-san-nicola-centola/), il suo amico, mastro casaro, che fa ancora i formaggi come una volta, protagonisti a loro volta della degustazione seguita.
Sì perché ogni pietanza elaborata da questo ragazzo silenzioso e operoso racchiude il sapore del Cilento autentico. Basta soffermarsi leggermente sul menu proposto.
Il benvenuto della casa è tutto un programma: cornetto di patate con crema di carciofo di Paestum stracciata e menaica; calzone ripieno di erbette spontanee; mozzarella nella mortella impanata.
Antipasto sempre al sapore di Cilento con carciofo ripieno di mozzarella nella mortella e gambero di Camerota su un pane tostato con pomodoro secco, croccante di guanciale cilentano e pomodoro condito; seppia e piselli (pisellini novelli con nero di seppia, carcioricotta, menta e tagliatella di seppia scottata); baccalà cotto in olio cottura su tortino di fave e asparagi selvatici croccante di uovo e perle di tartufo scorzone.
Se parecchi chef peccano sulla pasta, Davide fa eccezione. Impeccabile la cottura dello spaghetto alla chitarra Gerardo di Nola con stracciata di mortella, alici di menaica e origano.
Non c’è spazio per null’altro, anche se mi perdo lo sgombro in crosta di olive con cime di rapa e brodo di vongole. Conclusione sinfonica grazie al sorbetto con finocchietto selvatico e olio va pensiero di Nicolangelo Marsicani, il cultore dell’olio, non a caso premiato a “Ritratti di Territorio 2016”.
La giornata volge al termine con la certezza di aver vissuto uno dei momenti più ricchi della mia vita. Riparto per Pagani con la gioia nel cuore e l’impegno di ritornare per un altro tour con nuove tappe. La prima di certo al “Mozzillo”, la paninoteca di mare di Davide Mea, un esempio per chi anche più giovane di lui, crede che la fortuna e le soddisfazioni vadano cercate fuori casa. La vera sfida invece è essere resilienti.