Pimonte: al “Trifoglio” un San Valentino low cost e high quality…

È ora di sfatare un altro stereotipo. Quante volte a ognuno capita di essere costretto ad ascoltare miti consigli secondo cui è meglio evitare di festeggiare le ricorrenze al ristorante perché quando c’è molta affluenza è scontato mangiare cibo spazzatura?

Non ho mai creduto a queste cose, convinta che il mondo enogastronomico, al di là di ciò che affermano tanti detrattori per convenienza spicciola, è ricco di personalità virtuose che quotidianamente combattono la propria personale battaglia per coniugare buon cibo e prezzi contenuti.

È ormai questa anche la chiara scelta di campo della famiglia Romano: Antonio, Lucia e Maria sono gli animatori e i sognatori del ristorante “Il Trifoglio” di Pimonte, impegnati da qualche anno nella promozione di menu di qualità in un territorio, quello dei Lattari, dove i più disattenti sono convinti che esistano solo pizze a chilo e panuozzi.

L’armonia familiare è l’asso nella manica di questi tre bravi ragazzi: Antonio si occupa della sala e delle ordinazioni;

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Lucia e Maria si dedicano al dietro le quinte, la cucina.

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Il caso ha voluto che sulla propria strada capitasse un altro appassionato sognatore: Aniello Somma,

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chef, docente di Enogastronomia, profondo conoscitore degli ingredienti, della cucina locale e nazionale. Attento ai particolari, si distingue per il rispetto e la delicatezza con cui si avvicina a ogni singolo prodotto uniti alla capacità di mantenere la calma per non compromettere la riuscita del piatto, anche se in sala ci sono centinaia di persone.

Ieri si è festeggiato San Valentino, il “commerciale” giorno degli innamorati, anche al “Trifoglio” con un menu per coccolare le coppie, gli occhi e i palati.

Dall’entrée al dolce sono sfilati piatti curati, dalla presentazione impeccabile che, una volta assaggiati, hanno confermato al gusto la gradevolezza estetica percepita alla vista.

Il saccottino mon amour,

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ripieno di broccoli e salsiccia su salsa di caciocavallo, ha incantato tutti. Ottimo il prosciutto crudo che ha accompagnato lo spiedino di latticini sovrapposto a una ricottina al frutto della passione.

Equilibrati e squisiti i cuori ai due semolati ripieni di vitellino e porcini mantecati nel proprio sugo.

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Non da meno il maialino ripieno e bardato di pancetta con contorno di patata duchessa.

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Azzeccato anche il vino scelto per la degustazione: il Gragnano dell’azienda “Iovine” di Pimonte.

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Infine, simposio di musica e dolce con il tris di babà mignon adagiato su frutta esotica.

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Come se non bastasse, ci sono state anche le morzellette

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e l’Ambar Moscato dell’azienda Florio.

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Cosa si può dire di più? Forse, invitare alla resistenza e al coraggio quei ristoratori che spesso per avere i prezzi stracciati scelgono il trash food.

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