Il mio incontro con Giuseppe Pignalosa è stato particolare. Certo non ha bisogno di presentazioni. Giovane discendente di una famiglia di ristoratori, da qualche mese ha incominciato l’avventura della pizzeria-ristorante “Le Parulè” in via Benedetto Cozzolino, lì dove prima c’era il ristorante “La Gardenia”. Perché bisogna sempre spendere una parola a favore di chi si distingue per umiltà e dedizione al lavoro.
E così avviamo il racconto partendo dall’incipit.
Il 5 marzo scorso trovo in “Messenger” un messaggio molto educato, con il quale mi invita a varcare la soglia di “casa sua” per ottenere un giudizio sulle sue pizze.
Di solito, per un senso di responsabilità nei confronti di chi mi legge non mi precipito e recensisco immediatamente le nuove realtà enogastronomiche, anche se già dal logo e dalla scelta dei prodotti utilizzati per la farcitura delle pizze e le pietanze del ristorante avevo notato dall’inizio un’attenzione ai particolari e alla qualità.
Complice poi i continui eventi che tengono impegnati gli appassionati come me per tutta la settimana, comprendo che il momento giusto sarebbe arrivato senza cercarlo.
E quel momento arriva il 16 maggio scorso, dopo una telefonata tra amici per scegliere il luogo giusto dove mangiare la pizza del sabato sera. Lampo di genio: “Le Parulè”, anche se giorno di piena, provo a telefonare e mi va bene.
Certo l’esperienza insegna che ormai nel fine settimana è quasi impossibile mangiare bene e avere un buon servizio il sabato sera, ma la mia avventura si conclude nel migliore dei modi. Poco dopo essere arrivata, vado dal padrone di casa e mi presento.
Un saluto veloce perché il locale è pieno e tutti vogliono la pizza di Giuseppe Pignalosa, a lunga lievitazione, condita con i migliori oli extravergine di oliva e con prodotti presidio Slow Food. Mi sento a casa quando in esposizione ritrovo la pasta dell’Antico Pastificio Vicidomini di Castel San Giorgio.
Attendo un po’, ma non troppo, e con i miei amici, incluse cinque pesti di età compresa tra i 5 e i 9 anni, assaggio finalmente la pizza “Le Parulè”.
Che dire? Tutti i commensali non possono fare a meno di notare la bontà del prodotto per cui Napoli e l’Italia sono conosciute in tutto il mondo. Andiamo via soddisfatti e prometto a Giuseppe che ritornerò presto in un tranquillo giorno infrasettimanale.
E siccome ogni promessa è un debito, l’11 giugno lo contatto per verificare la sua disponibilità in prima serata.
È un tranquillo giovedì, ma sono comunque tante le persone che varcano la soglia di questa pizzeria del Vesuvio.
Io e Gianluca Tiberino, docente e tecnologo alimentare con l’hobby della fotografia che mi coadiuva per l’occasione, riceviamo un’accoglienza calorosa e golosa.
Al via l’aperitivo in terrazza con il Caprettone del Vesuvio di Casa Setaro e le pizze fritte di Giuseppe.
A farci compagnia è Luigi Borrelli, il maître di sala, cognato di Giuseppe, gentile, competente ed entusiasta per questa nuova avventura avviata dopo più di vent’anni dalla prima esperienza. Sempre tutti insieme.
Pochi minuti e si apre la danza delle pizze. Come tradizione, la prima è la margherita accompagnata come le altre protagoniste dalla bionda di Serrocroce.
E poi l’ortolana con peperoncini verdi fritti, provola dei Monti Lattari e piennolo del Vesuvio;
la giagiu con burrata di bufala, zucchine grigliate San Pasquale, pomodorino giallo e una grattata di limone;
la carcioffola con crema di carciofi, gorgonzola, fior di latte e carciofi freschi.
Non si fa a meno neanche del dolce con la classica zeppolina fritta nella versione variegata alla fragola.
Ecco cosa significa trascorrere una serata in famiglia con persone sincere e genuine.
Foto GiMaL