La mancanza ritorna in “Tatà” di Valerie Perrin

di Maria Pepe

Dodicimila minuti di nastro magnetico.
Una voce ed un racconto, quello di Colette ad Agnes.
Zia e nipote che si ritrovano dopo il rimorire della prima.
“Colette è rimorta, parola che non esiste da nessuna parte. Non esiste il termine rimorire”.
Valerie Perrine torna con un nuovo romanzo: “Tatà”.
Sergio Stile non poteva non consigliarlo.
Libri e cappuccino non poteva non cogliere la proposta.
La struttura è quella delle scatole cinesi.
Una macro storia che ne contiene tante altre.
Il ricordo, l’omissione, la verità.
Scelte di vita incomprensibili finalmente mostrano il loro perché.
Una giostra di umanità ruota intorno a Tatà.
Innanzitutto sorella devota. La sua vita è per il talentuoso Jean, fratello, prodigioso pianista, affetto assoluto, anche dopo la prematura morte.
Colette, donna dal mestiere e passioni maschili.
La calzolaia che ama il calcio.
Sembra sola e senza interessi.
Luce e fulcro per chiunque le sia vicino e di chiunque lei abiti, viva, Colette è cura dal dolore.
Agnes, prediletta nipote, lo scoprirà e la scoprirà quando, dopo tre anni dalla morte della zia, sarà raggiunta dalla notizia del decesso della signora Colette Septembre.
Stavolta, però, il tempo è quello della verità.
La nipote tornerà in casa dell’ anziana “zietta” e tra gli oggetti, il luogo, le registrazioni, riparerà se stessa.
“Mi tremano le mani. Me la prenderò con calma, voglio scoprire quelle cassette poco a poco, come un regalo. Non le ascolterò in ordine, chiuderò gli occhi e lascerò fare al caso, come quando si legge un libro che non si vuole divorare, ma assaporare. Ho tutto il tempo che voglio”.
La sua crisi creativa, il suo matrimonio finito ancora intriso d’ amore.
La Perrine dopo “Cambiare l’acqua ai fiori” torna a trattare il tema della “mancanza” che non è morte e assenza, ma vita e presenza.
Un ginepraio d’emozioni dalla crudeltà tagliente per la crudezza degli eventi di cui è fatto.
L’olocausto, il suo orrore, lo sterminio di un’intera famiglia, eccetto una superstite. Lo spettro spietato della pedofilia che turba i sogni d’infanzia che ruotano intorno ad un pallone.
La vita di una donna e i suoi intricati e mai svelati intrecci.
Un labirinto senza luce che, pian piano, nella più totale inconsapevolezza, scioglie il gelo e protegge riparandoti al calore del sole.
“C’è una differenza tra protezione e riparazione, prima di riparare bisogna proteggere”.
Colette, la più contraddittoria delle contraddizioni in termini, è una donna lucida, razionale, fatta interamente d’ amore.
Un amore totale per l’ altro, il cui dolore porta addosso, e rende la donna morta due volte uno dei personaggi più complessi e affascinanti, in maniera non convenzionale, totalmente fuori schema, della letteratura contemporanea.
“Da queste parti una donna come te potrebbe comparsi un castello.
Non voglio una castello voglio una casa”.
Tatà.
Amore vero è un segreto dell’anima.
Con Stile, sì!

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