di Nunzia Gargano
Appena ho avuto l’ultimo libro di Isaia Sales tra le mie mani e mi sono soffermata sul titolo, ho subito pensato al “Manifesto della comunicazione non ostile”. Nella mente riecheggiava il punto “Le parole hanno un peso”. E che peso?! E’ il caso di dire! “Teneri assassini”, due parole che equivalgono a un pugno nello stomaco. Ti scaraventano immediatamente nell’argomento del libro, anche se non ti soffermi sul sottotitolo “il mondo delle babygang a Napoli”.
“Teneri” è un aggettivo qualificativo che rimanda il pensiero al mondo dell’infanzia. “Assassini” è una parola truce dal significato immediato. Si diventa babygangaster anche perché si è stati privati della tenerezza negli anni dell’infanzia. Sei costretto a essere forte da subito.
L’autorevolezza che deriva dal ricorso alla violenza ti permette la promozione sociale ed economica. Se sei bravo e scaltro, puoi vivere bene. Metti in conto anche di rimetterci la pelle, ma ne vale la pena per liberarsi dal bisogno. E’ una considerazione che arriva molto presto. Già a 12 anni puoi incominciare a “lavorare”.
Isaia Sales, come suo solito, ha realizzato un volume che apporta un ulteriore contributo alla comprensione del fenomeno criminale che riguarda fasce trasversali d’età. Edito da Marotta & Cafiero, la casa editrice di Rosario Esposito La Rossa che è diventato un presidio culturale nel quartiere di Scampia che sta facendo sentire la sua voce ovunque. L’impegno di Rosario parte da lontano. Ed è cominciato quando suo cugino Antonio Landieri, nel 2014, venne ammazzato in un circolo mentre giocava a biliardino. Erano in sei. Cinque furono feriti, morì solo lui perché non riuscì a mettersi in fuga a causa della carrozzina. La storia di Antonio è quella di una vittima innocente della criminalità organizzata. La tristezza è che ce ne sono tante altre. Per questo motivo, bisogna studiare e interpretare questi fenomeni per poi alimentare la coscienza civica di ognuno.
“Teneri assassini” analizza il fenomeno spiegandolo attraverso la lunga durata. A supporto del suo studio, condivide studi sull’argomento che partono dal Cinquecento e arrivano ai nostri giorni. Nelle pagine, c’è un interrogativo di sottofondo: “Perché la plebe, a Napoli, non si è trasformata in sottoproletariato urbano?”. Cosa che è invece accaduto per Parigi e Londra che fino all’Ottocento avevano la stessa condizione sociale.
L’autore ci immerge nella realtà delle babygang ponendo all’attenzione del lettore i dati e le statistiche per poi contestualizzarli nella specifica situazione napoletana. Intorno al capoluogo di regione si sono sviluppati tre tipi di camorre. Ognuna ha proprie caratteristiche e altrettanti codici. Ho letto due volte il libro. La seconda perché, mercoledì scorso, sono stata relatrice dell’ultimo studio di Sales, presso il foyer dell’Auditorium S. Alfonso in Pagani. Relatori oltre me, Teresa Fiore, referente presidio Libera “Antonio Esposito Ferraioli” di Pagani e Federico Esposito di Libera Regione Campania, ricercatore Università di Torino. A coordinare, il giornalista Aldo Padovano.
Una serata tra persone accomunate dalla voglia di credere e contribuire al riscatto del proprio territorio. Isaia Sales ha regalato uno studio che sprizza umanità da tutti i pori senza perdere resa scientifica. Un merito ulteriore è essere andato oltre il ruolo dell’intellettuale. Infatti, nell’ultimo capitolo, propone alcune soluzioni per arginare il fenomeno dei “teneri assassini”. Perché quando si parla di giovani minorenni bisogna agire immediatamente.