di Nunzia Gargano
A volte le immagini valgono più di mille parole. Ed è proprio questo uno dei casi. Il 2020 è stato un anno duro, difficile, cruento, da tanti punti di vista. Affrontarlo, attraversarlo, aggiogarlo, quando ce ne è stato bisogno, è stato difficile. Ci sono state tolte persone, esperienze, emozioni, con l’unico obiettivo di guadagnare tempo nei confronti del nemico. Invece, di tempo ne abbiamo perso. Tanto. Troppo. Ci è stato tolto un anno. E’ inutile girarci intorno.
Dal 9 marzo scorso stiamo vivendo la nostra esistenza in una bolla sospesa, perennemente in attesa del nuovo DPCM o dell’ennesima ordinanza dello sceriffo regionale che decidono continuamente come è meglio gestire la nostra libertà. Prima di questa confusione mondiale, il 5 febbraio scorso, il mondo della pasticceria nazionale ha perso una grande campione. Sì, sto scrivendo ancora una volta di Alfonso Pepe, il mio amico, il cui segno non potrà mai essere cancellato. Da quel giorno, senza che nessuno me lo abbia chiesto, ho assunto un impegno morale con me stessa: da un lato continuare a essere vicina, con lo stesso affetto e la stessa passione che mi hanno sempre contraddistinto, alla grande famiglia di “Pepe Mastro Dolciere”; dall’altro lato, coltivare ancora di più la mia purezza intellettuale giornalistica.
Per questo motivo, come tradizione da tanti anni, per accogliere le prime festività natalizie con la pandemia, non poteva mancare la foto di rito nel laboratorio di via Nazionale a Sant’Egidio del Monte Albino. I nostri occhi, nonostante le mascherine, rimandano lo spirito col quale si è raccolta e si porta avanti la lezione di Alfonso. Ci sono tutti: il figlio Francesco, i fratelli Anna, Giuseppe e Prisco, Carolina Ferraioli e Giovanni Russo, due anime storiche del prestigioso luogo in cui nascono piccoli capolavori che il mondo chiama lievitati.