di Antonio Ambrosio
Il titolo potrebbe essere l’inizio di un racconto fiabesco e ricordarci una storia tipo quella di Cenerentola, dove il finale in questo caso è tutto da immaginare. I personaggi principali, come gli ingredienti di un piatto semplice ed essenziale, ci sono e rappresentano, a loro modo, ignari protagonisti di una fiaba che farebbe così: “Un giorno un principe di nome Gian Marco, appartenente alla casata de “Il Principe” di Pompei, rinomato ristorante della zona degli scavi archeologici, in vacanza dal suo regno, giunse in uno dei paesi più antichi del Cilento, Vatolla. Insieme al suo fidato accompagnatore, bighellonando tra le viuzze del piccolo borgo, scorse una misteriosa donzella…
Ad occhi chiusi, la cipolla di Vatolla è il nuovo amore di Gian Marco Carli, giovane chef del ristorante di famiglia che, in seguito a questa scoperta, ha riunito diversi ospiti per presentare i riflessi di una felicità sconosciuta ai molti.
“Il Principe”, come giusto che sia, si è formato alla corte delle migliori scuole ed ora, a piccoli passi, incomincia a mostrare, oltre ciò che ha appreso, il suo talento.
Il primo indizio del suo potenziale è racchiuso nella divertente idea di concentrare l’aperitivo veneziano per eccellenza in una bolla di gelatina, pronto a sprigionarsi subito dopo aver ritrovato le soggettive bellezze marine, coricate su una tagliuzzata di lattuga, un insieme armoniosamente condito.
Per onorare la giovane donzella, mentre gli accorsi erano dediti ad intessere discorsi filosofici ed elogi sulla dote che la Cipolla potrebbe conseguire in vista di un suo possibile riconoscimento araldico, lo Chef prosegue con la scelta di adagiare su un candido lenzuolo bianco, un trittico essenziale da assaggiare in un crescendo verticale (tataki di tonno al pistacchio su maionese “come una volta” e mostarda di cipolla rossa, calamaro su scarola e bufala affumicata in olicottura e mantecato di baccalà alla scapece con chips di zucchine), lasciando all’interlocutore la possibilità di soffermarsi, giunto al colore paonazzo della fanciulla, sulla sua timidezza stuzzicante ed attraente.
E – in punta di piedi – tra i loquaci buongustai, intimo come un incontro a due giunge, con battute alternate una dopo l’altra, l’intreccio di sapori opposti. La passione prima accende il sentimento, non a caso caratteristicamente sapido (con la colatura di alici riconducibile al garum) perché il gusto va risvegliato, assecondato, deliziato e dopo dona un dolce equilibrio (con la cassata di Oplontis), conversione di spiriti anarchici dal temperamento vulcanico, il cui magma ora si anima di solerte genialità.
Sullo sfiorare del tempo la fiaba avrà il suo seguito, il finale?
…to be continued.
L’ autore dell’ articolo ha avuto la capita’ di tracciare un percorso gastro-fiabesco appetitosamente magico , la descrizione dell’ incontro tra lo Chef , Gianmarco Carli, e la cipolla di Vatolla é emblematico visto l’ innamoramento e la passione ” vulcanica ” esplosa tra i protagonisti della fiaba. La mia attenzione é stata catturata dalla cassata di Oplontis, un archeo-dessert che rientra tra le specialità di questo giovane ed eclettico Chef. Davvero interessante.