di Maria Pepe
Una poetessa. Un cocker Spaniel. Una biografia.
È Flush di Virginia Woolf a sorseggiare con noi il cappuccino di questa settimana. Nel leggere la corrispondenza di Elisabeth Barrett, Virginia si innamora all’istante delle parole usate per il suo cane.
Il ruolo salvifico e energico che il cucciolo porta giorno dopo giorno nella vita opaca di una donna brillante.
Decide così di scrivere a lui e per lui una biografia.
Flush è un dono del fato che usa come messaggero una matrona di campagna, Miss Mitford.
Dalla libertà dei prati alla compostezza opulenta dei salotti buoni di Londra.
“È Flush, che avrebbe potuto godersi in libertà il mondo intero, Flush eleggeva la rinuncia a tutti gli odori di Wimple Street per starsene coricato al fianco di lei”.
Sono gli occhi di Flush a raccontare la più fumosa delle metropoli.
Grazie a lui Elisabeth si schiude e ritrova dinamicità e grinta.
Il rapimento del nobile segugio la spingerà, contro la volontà di familiari e Robert Browning, suo amore e futuro sposo, per questo di Flush nemico, a scendere nei sobborghi e riprendersi la sua anima gemella a quattro zampe.
“Mentre si guardavano, ognuno sentì: quello sono io. (…) Tra quei due si estendeva il più vasto abisso che separar possa una creatura da un’altra. L’una parlava. L’altro era muto. L’una era donna, l’altro era un cane. Così strettamente uniti, così immensamente divisi, si guardavano”.
Il rapimento, la ricongiunzione, il matrimonio, i viaggi. Da Firenze a Parigi per poi tornare a casa.
Una sana ironia canina unita a stupore, meraviglia e odori.
Virginia Woolf fuori dagli schemi, penna della più grande storia d’amore.
“Ora Flush conosceva ciò che gli uomini non potranno mai conoscere. L’amore puro, l’amore che non lascia preoccupazioni dietro di sé, che non ha vergogna, non ha rimorsi; che ora c’è e ora non c’è più, come l’ape sul fiore prima c’è e poi sparisce ”
Flush, una biografia.
Oltre il comprensibile, oltre l’umano.
Con fiuto, sì.