di Maria Pepe
Il teatro, la letteratura, Henrik Ibsen, Casa di bambola.
Lettura di Stile della settimana per libri e cappuccino.
Scritto di formazione ed emancipazione, 146 anni fa come oggi.
Fatto per accompagnare il percorso di crescita di ogni individuo, soprattutto se questo è femmina.
Casa di bambola è la storia di un “Miracolo”, quello che la frivola e “cinguettante” Nora trova il coraggio di fare a se stessa.
“Ho altri doveri che sono altrettanto sacri…
I doveri verso me stessa”
Bambolina con tutti i crismi che la perfetta donna, ragazza, bambina, secondo fase di sua vita, ben abbiente, deve avere.
È il giocattolo con cui il padre, prima, e il marito, poi, trastullano il loro ego.
Fino a quando un frainteso rompe lo schema e Nora capisce, si vede e vede il suo riflesso nell’ombra di un “prodigio” matrimoniale che non arriva.
Smette di essere coprotagonista e diventa protagonista della scena della vita, la propria.
Alza i tacchi e va!
“Debbo essere sola per rendermi conto di me stessa e delle cose che mi circondano.
Quindi non posso più rimanere con te”.
Devi sapere quando uscire se vuoi farti applaudire!
“Helder: parli come una bambina, non capisci nulla della società della quale fai parte.
Nora: Hai ragione, non lo capisco. Per questo voglio veder chiaro.
Per accertarmi chi di noi due ha ragione: la società o io”.
Casa di Bambola.
Classico ed emancipato.
Con Stile, sì.