“La Malnata”: una voce di ribellione per il primo romanzo di Beatrice Salvioni

di Maria Pepe

La chiamano “la Malnata”, piccola per età e statura.
Maddalena, con sulla tempia una strana macchia, per la provincia padana, dove vive, bacio del diavolo è temuta e tenuta lontana.
Porta male pronunciare il suo nome e se le stai accanto muori o attraversi l’inferno.
Tanto debole, ma tanto determinata nella fede.
Una fede che non è divina, ma umana.
Il suo potere sta nel rifiuto della fantasia e nella fierezza di guardare in faccia le cose con concretezza e rendere umano tutto, persino Dio e la Madonna.
Con la forza della paura “la Malnata” si porta addosso questo nome di sventura e ne fa armatura.
Lungo il Lambro, con altri “malnati”, mangia la vita.
Francesca sua coetanea, protetta e benestante, la guarda e come una falena ne è attratta.
Da un pretesto prenderà vita un’amicizia di sangue che le porterà oltre loro stesse, oltre il dolore.

“Mi avvicinai e le presi una mano, lei la strinse, se la portò alla fronte e la tenne lì a lungo, senza parlare. Quello era il genere di dolore che non si lasciava dire “.
Diverranno donne dalle parole di peso e senso in un contesto storico che le vede “Rondinella”.
È la guerra d’Abissinia, è il fascismo, è il tempo del luccichio della carta stagnola.
Il vero demonio è nella grazia della formale gentilezza.
Gli umori ricordano quelli dell’amica geniale, ma diversa è la geografia dei luoghi.
Ruvido e potente, Beatrice Salvioni dà vita ad un romanzo, suo primo, che vive e vede ciò che narra.
Trasformandolo in immagine pulsante nell’intelligenza emotiva del lettore.
“Le parole sono importanti non si possono dire senza pensarci. Sono pericolose sennò […] Ma sono anche potenti “.
La Malnata.
Forza e Voce.
Con Stile, sì

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