di Maria Pepe
In rosso Istanbul, edito da Mondadori, tutti i mondi sospesi di Ferzan Ozpetek.
Il cappuccino, questa settimana, lo prendiamo in sua compagnia.
Il nostro Sergio, libraio resistente, per le letture di Stile ci propone il romanzo DNA di Ozpetek. La genesi di “Diamanti”, e non solo, è in queste meravigliose pagine.
La poetica del regista italo turco e tutte le più significative tracce di sé e della sua cinematografia.
La città ottomana è la protagonista.
Donna maestosa e violata nel corpo e nei ricordi, presta il suo palco a vite e dimensioni lontane, eppur collegate.
La ricerca d’ispirazione o di un ricordo perduto spingono i singoli, anche se in gruppo, a giungere nella vecchia Costantinopoli.
Nulla tornerà come prima.
Nessuno avrà più lo stesso volto.
Scoperte e riscoperte.
Tra morti improvvise, vecchie foto sbiadite, messaggi rivelatori.
La vecchia foto di sua madre da giovane, elegante, bella, misteriosa, da sempre nel suo portafogli, spinge il regista a prendere un aereo e tornare a casa. Il passeggero seduto vicino è una donna, Anna, con lei, per lavoro e piacere, il marito e una coppia di colleghi.
Una volta a terra, un vorticoso susseguirsi di eventi li farà incrociare nell’attimo di un soffio, sino poi a farli trovare insieme tra luci e champagne ad una festa, dove niente è come sembra. I mondi si mescoleranno e i vissuti si uniranno.
Una conversazione confessione tra i due, estranei che, forse, sono uno.
A guardarli, Instanbul e il suo fascinoso incanto.
“Nel momento stesso in cui la vita si fa racconto, il buio si fa luce ti indica una strada. E adesso lo sai, il posto caldo, il posto al sud sei tu.”
Rosso Instanbul.
Presente e passato.
Senza tempo, sì.