di Maria Pepe
Pianta aspra e selvaggia, grembo materno solido e sicuro, è l’arancio amaro.
Le arance più nobili esistono grazie ai suoi innesti.
” Come l’arancio amaro”: tre donne.
” Nardina, pallida e sofisticata.
Sabedda, selvatica e fiammeggiante.
Carlotta, cresciuta in mezzo a troppi silenzi.”
In una forbice temporale vivono, e con la fierezza che solo il dolore sa generare, tessono i loro destini. In una terra che con prepotenza sceglie e impone, per loro e su loro.
Milena Palminteri e il suo libro d’esordio, edito da Bompiani, aprono la strenna natalizia di “letture di Stile” della rubrica Libri e cappuccino.
Dagli anni Venti ai Sessanta, tre donne, come in una danza antica, si muovono.
La Sicilia, atavica nella fisicità e nel dialetto, conduce nelle vite di Nardina, Sabedda e Carlotta.
Legate dal filo della vita fatto di morte e privazione, sono ognuna aspetto dell’arancio amaro.
Ciascuna ha costretto le proprie ambizioni, la propria indole, in uno stretto abito che sembra essere il più comodo.
Moglie devota, serva ribelle, domata, zelante impiegata d’archivio.
Sarà proprio la costrizione a presentarsi a Carlotta sotto forma di un polveroso atto a rimetterla sulla strada verso “casa”. Tre donne ,
l’intreccio delle loro vite, manovrate da altri.
Troveranno trionfo e dignità nel disvelo del proprio amaro e nell’accettazione del grande amore che dal suo succo fuoriesce.
“L’amore prigioniero poi escogita modi traversi per rivelarsi”.
Un libro che prende spunto da una storia vera, che Palminteri sceglie di raccontare con una scelta stilistica coraggiosa e difficile. Il siciliano nella sua matrice più stretta, un reticolo di personaggi chiusi e complessi. Un linguaggio antico, che dice nel suo non dire, espressione del contesto immobile che racconta.
“Tutto cambia affinché tutto resti uguale”.
L’assunto di gattopardiana memoria rivive in quest’opera prima con uguale imponenza.
Come l’arancio amaro.
Terreno e sanguigno.
Con Stile, sì.