L’amore sognato nel libro “Le notti bianche” di Dostoevskij

di Maria Pepe

Il sogno di un amore.
Un amore sognato quattro notti.
Nel risveglio di un mattino l’amaro del reale.
«Era una notte incantevole, una di quelle notti che ci sono solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo così potessero vivere uomini irascibili ed irosi.»
Il cappuccino di questa settimana vola fino a San Pietroburgo tra “le notti bianche” di Fedor Dostoevskij.
Un romanzo etereo e ciononostante vibrante.
Il sogno e le sue vicinanze intesi come portatori di libertà e arma di dominio della realtà.
Tutto è doppio nel significato, la vita, i sogni, il titolo.
Bianche sono le notti per la smania della conoscenza e per il tramontare del sole dopo le 22:00.
Un narratore senza nome, un uomo solitario.
Nei sogni e nella solitudine, i suoi affetti più cari.
Immagina e dà forma alle vite dei passanti che incontra.
Questo il suo vivere.
In questo gioco velato e malinconico, una notte incontra Nasten’ka.
La donna è in lacrime, lui la libera da un ubriaco molesto e si scambiano le proprie solitudini, per quella e per le notti che verranno.
Una sola la condizione, non innamorarsi!
Nella conoscenza delle notti, lei rivelerà di aspettare il suo amore lontano. La promessa del ritorno dopo un anno sembra da lui essere stata infranta.
Il narratore dei sogni tradito dal suo cuore, non fedele al patto, e di Nasten’ka innamorato, per la felicità dell’ amore di lei, l’aiuta a scrivere una lettera al fidanzato.
Nessun segno.
L’idillio per i due amici della luna tardiva è ad un passo.
I due si scambiano confessioni di reciproco amore.
Ma… l’ inaspettato irrompe nella notte…
Quello che resta è un aspro dono di un mattino.
Una lettera di lei, scuse, gratitudine eterna, invito al trionfo matrimoniale della sua felicità.
Il cuore trafitto non spreca inutili parole di rancore, ma torna al suo rifugio, ” la solitudine dei sogni”. «Che il tuo cielo sia sereno, che il tuo sorriso sia luminoso e calmo! Sii benedetta per quell’attimo di beatitudine e di felicità che hai donato a un altro cuore, solo, riconoscente! Dio mio! Un intero attimo di beatitudine! È forse poco, sia pure per tutta la vita di un uomo?»
“Le notti bianche”.
Incanto e nostalgia.
Classicamente, sì!

Articoli correlati

La mancanza ritorna in “Tatà” di Valerie Perrin

di Maria Pepe Dodicimila minuti di nastro magnetico. Una voce ed un racconto, quello di Colette ad Agnes. Zia e nipote che si ritrovano dopo il rimorire…

L’opera prima di Milena Palminteri rimanda ai giardini di arance di Pagani

di Maria Pepe Pianta aspra e selvaggia, grembo materno solido e sicuro, è l’arancio amaro. Le arance più nobili esistono grazie ai suoi innesti. ” Come l’arancio…

“La Pausa”: il debutto alla regia di Vincenzo Sabatino nella rassegna “Natale Braciglianese 2024-2025”

Dopo il debutto nella chiesa di Maria Ss.ma Addolorata in Pagani, lo spettacolo che ha segnato la prima di Vincenzo Sabatino alla regia, torna in scena. Questa…

“Il ballo” come metafora di ascesa sociale nel libro di Nemivrosky

di Maria Pepe Una donna frivola e vanesia. Una quattordicenne tra infanzia e adolescenza. Si muovono in un fibrillante periodo storico. Sono una madre e una figlia,…

Storia senza eroi: la lezione di umanità e giornalismo di Piero Marrazzo

di Maria Pepe   È una storia senza sconti. Pagine piene di piaghe senza medicamenti. Il vissuto di una vita segnata da una caduta rovinosa, frutto di…

Gli imprevisti tormenti della vita nella penna di Marias

di Maria Pepe “Domani nella battaglia pensa a me, quando io ero mortale, e lascia cadere la tua lancia rugginosa. Che io pesi domani sopra la tua…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *