di Vincenzo Sabatino
Roberto Bolano è tornato tra noi. Ieri sera, l’ultimo episodio della trilogia “I poeti selvaggi di Roberto Bolano”, inaugurata lunedì scorso. Daniele Russo ed Igor Esposito, alla Sala Assoli, in Napoli, hanno donato un’esplosione di poesia. È bastato poco: un tavolo, uno sgabello, una sedia, due bicchieri d’acqua. E… le voci, che hanno dato vita ai versi del poeta sudamericano. La lotta contro la dittatura con i versi incisi sulle coste cilene, nel deserto, versi che si leggevano solo dall’alto.

La musica di Massimo Cordovani ha scandito il tempo. Le sue chitarre hanno raccontato le tensioni dell’America del Sud, dall’Argentina al Cile. Il Rio de La Plata sembrava scorrere nelle vene, quel fiume contaminato dal sangue delle giovani vittime del regime di Pinochet.
I versi dei poeti messicani, argentini e cileni letti ieri hanno segnato la vita e l’arte di Bolano. I suoi amici erano i più grandi poeti del Novecento. Uomini ricchi di esagerazioni e contraddizioni, ma con uno scopo ben preciso: fare poesia.
Un amico in particolare, ieri sera, era in platea. La sua emozione nella lettura dei versi si è sentita nitida. E a emozionarci è stato tutto il pubblico.
“La poesia es tu”, Roberto Bolano.
Foto: Mena Russo