La malattia senza eufemismi nel libro di Niccolò Palombini

di Maria Pepe

“Io non ho più paura” di Niccolò Palombini, edito da Newton Compton editori, “lettura di Stile” del mese.
Sergio, il nostro libraio resistente, ci consiglia un testo fatto di purezza stilistica ed emotiva.
L’assenza di pretesa, la voglia di condividere un dolore fatto di paura di un giovane, rendono questo libricino il modo migliore per avvicinare le sensibilità al più grande dei tabù. Sciogliendo il senso d’inadeguatezza, del relazionarsi e del vivere, alla più alta declinazione del male incarnato.
Lo spazio bianco dell’adolescenza.
Il tempo in cui tutto è possibile.
Nessuna distinzione, nessuna barriera.
Solo sogni e prospettive.
Un ragazzo e i suoi 16 anni scoprono l’età adulta attraverso il buio della malattia terminale.
Nero su bianco, senza artifici, ma con la chiarezza della semplicità che solo un sedicenne possiede. Niccolò racconta,
“La storia di come da ragazzo sono diventato uomo in un solo batter d’ali”.
L’entusiasmo di una vita piena, presente e futura, squarciato dal sarcoma, il peregrinare tra paura e acquisizione di forza e consapevolezza.
La morte come compagna di viaggio, ma non di destinazione.
Gli occhioni azzurri di Niccolò puntano dritti al velo scuro del “brutto male”, lo destrutturano nodo per nodo fino, con il crollo di remore e paure, a chiamarlo per nome.
Il modo migliore per battere un avversario è conoscerne l’inclinazione.
“Gli ostacoli sono solo mentali, tutto è possibile”.
Nunc et semper sursum corda.
Io non ho più paura.
Con tenacia, sì.

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