di Maria Pepe
Fimmine Ribelli. Come le donne salveranno il paese dalla ‘ndrangheta, edito da Rizzoli, è la lettura di Stile di luglio di libri e cappuccino. Sergio Stile, il nostro libraio resistente, lo ha selezionato per noi.
Ad Anna per Anna.
Fimmine ribelli di Lirio Abbate è un dono di insegnamento al coraggio e alla forza dell’intransigenza nei confronti di sua nipote rimasta orfana di padre, quando era troppo piccola per ricordare.
Mancano pochi giorni al matrimonio, tutti sono invasi dalla gioia che l’attesa dei lieti eventi porta con sé. Una sera però l’efferato e inspiegabile omicidio del fratello della sposa squarcia l’idillio.
Da questo evento periodizzante della sua vita e dei suoi cari, l’ autore parte per raccontare le storie di donne vittime e carnefici del proprio io e della ndrangheta.
Si aprono così i racconti di vite recise.
Giusy, Angela, Simona, Maria Concetta e tutte le altre loro compagne di destino. Forti nella fragilità della paura, hanno detto no con la loro stessa vita.
Il proprio sangue che ti rinnega ed è esecutore della fine dello scorrere del tuo.
Il non riconoscimento di una vita fatta di propri diritti, doveri, sogni, speranze.
L’essere donna, oggetto e proprietà di un marito, di un padre, di un fratello di un qualunque uomo, ma non di te stessa.
Restare ferma alle volontà del tuo padrone, anche dopo la sua morte.
Un quadro paralizzante della condizione della donna all’interno della malavita calabrese che trova però la forza di reagire e indebolire l’atroce ingranaggio.
“Se io non cambio strada e non porto con me i miei figli, quando uscirò il bambino potrebbe già essere in un carcere minorile. Le due bimbe invece dovranno sposare due uomini di ‘ndrangheta. Io voglio provare a costruire un futuro diverso per loro.”
Esempio e coraggio.
Impavidamente, sì.