Pagani: Al centro sociale “Tarallucci e vino” per “L’uomo nel diluvio” di Amendola/Malorni

La  riflessione sull’epoca contemporanea e sulla generazione perduta dei trentenni arriva a “Scenari pagani” con “L’uomo nel diluvio” della compagnia Amendola/Malorni, premio In Box, sabato 18 febbraio alle ore 21.00. Alle 20.30 come di consueto c’è appuntamento con il prologo enogastronomico: l’AperiSpettacolo “Tarallucci e Vino” realizzato in collaborazione con Ritratti di Territorio della giornalista Nunzia Gargano. Il viaggio ragionato attraverso i sapori tipici locali stavolta sarà guidato da Philly’s Personal Chef, l’artista della gastronomia che trasforma il focolare di casa dei suoi clienti in un ristorante. Ad accompagnare i vini del main partner Santacosta

ed i tarallucci dello storico panificio Malafronte di Gragnano.

Dopo la degustazione, le porte del Teatro del Centro Sociale di Pagani si apriranno per dare il via allo quarto spettacolo della rassegna organizzata da Casa Babylon Teatro, con la direzione artistica di Nicolantonio Napoli.

Il diluvio di cui si parla è l’attuale crisi economica e di valori, di fronte alla quale il protagonista, interpretato da Valerio Malorni, stremato dall’indifferenza di uno Stato latitante, si fa novello Noè.

L’uomo di Malorni è una persona qualunque, onesta, innocente dei disastri della politica, che però da figlio della grande menzogna moderna chiamata democrazia è solo, solo tra gli altri e solo di fronte al tempo che scorre senza aspettare, che ticchetta via sull’orologio che regge sul petto. Nella desolazione di una vasca vuota, proiezione di un’arca interiore collettiva, decide di emigrare in Germania. Qui, in una nazione dove nessuno può capire la sua storia, la sua lingua, il suo disagio, mette fortunosamente in scena lo spettacolo del suo diluvio personale, che riuscirà tuttavia a toccare le corde più intime del critico di punta del Der Spiegel: una folgorazione che in un gioco di “specchi” ( non a caso il significato di spiegel è specchio) svelerà al giornalista il mutismo anonimo del suo paese e al povero emigrante infonderà infine il calore per erompere in un pianto liberatorio, nuovo diluvio dall’augurio universale. L’allestimento dello spettacolo nella narrazione dello spettacolo, porta “L’uomo nel diluvio” a percorrere la linea sottile che separa la verità della persona dalla verità del personaggio, raccontando in maniera originale una storia che si fa parabola collettiva a causa della necessità di speranze e possibilità che la generazione dei trentenni perduti condivide.

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